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LE MOTIVAZIONI CHE MI HANNO SPINTO A SCRIVERE QUESTO LIBRO

 

Vi devo raccontare un paio di cose molto personali, sono due anni che aspetto e finalmente posso farlo! 

L’idea di scrivere un libro come questo mi gira in testa da un po’ di tempo, forse da quando ho cominciato a redigere le dispense per i corsi di gelateria nei primi anni 2000.

Essendo nuovo del settore, ho cominciato nel ’98, prendevo ispirazione dai testi che vedevo attorno a me dai quali speravo di avere molte più informazioni.

Mi colpì in particolare che alcuni testi erano ricchissimi di fotografie. A me sarebbe piaciuto avere tra le mani un testo molto più tecnico, scritto con un linguaggio tecnico,

  • senza neanche una fotografia di gelato, ma solo schemi e tabelle;

  • che parlasse della struttura del gelato;

  • di cosa succede quando uno zucchero si scioglie nel pastorizzatore;

  • di come funziona un impianto frigorifero;

  • di quali sono i flussi di aria di una vetrina e via di questo passo.

 

Un testo fatto per essere studiato, sottolineato, consumato e maltrattato.

Utopia? Per quegli anni si, perché tutti i gelatieri erano alla caccia della ricetta, e per vendere un libro era indispensabile riportare il maggior numero di ricette corredandole con delle foto per alleggerire la lettura. Nonostante comprendessi bene le ragioni che avevano portato a quella scelta editoriale, quei libri, dal mio personalissimo punto di vista, avevano un paio di difetti:

  • troppo pesanti da tenere in mano;

  • troppo belli per essere sottolineati,

  • troppo raffinati per stare in laboratorio.

 

La mia filosofia di libro è questa:

se quello che c’è scritto rimane sulla pagina

non diventa parte delle conoscenze di chi legge

è perfettamente inutile

(un po’ come comprare un bellissimo paio di scarpe e lasciarle nella scatola per paura di rovinarle).

Cominciai a sognare di scrivere

un libro tecnico,

in bianco e nero

e qualche illustrazione.

Chi mai avrebbe pubblicato un libro del genere?

Sicuramente nessun editore del settore, dovevo farlo da solo.

Allora cominciai a pensare alla grafica, ai disegni, agli schemi, al carattere, alla sua dimensione e mille altre cose fino a farmi fumare la testa.

La mia testa girava a vuoto in cerca di qualche punto fermo a cui aggrapparsi, poi mi chiesi:

  • su quali libri hai studiato meglio?

  • che mix di disegni e spiegazioni c’erano?

  • come erano impaginati?

 

Aveva proprio ragione quel genio di Einstein quando diceva che l’importante sono le domande, perché poi le risposte vengono da sole. Andai a recuperare i testi che avevo apprezzato di più, li presi come ispirazione e, a mano libera, comincia a disegnare il layout della pagina.

A quel punto cominciai a vedermelo davanti come un’idea che prende i contorni di un progetto con le linee sempre più nitide. Un po’ alla volta i capitoli e le sezioni andarono al loro posto mentre accumulavo un numero sempre maggiore di testi universitari e articoli scientifici.

La PNL direbbe che sono il prototipo del visivo, di quello che le cose le deve vedere, altrimenti non le capisce e mentre cercavo le immagini adatte per descrivere la struttura del gelato digitai:

 “…immaginiamo di essere una piccolissima gocciolina di acqua

e di poter osservare il gelato dal suo interno….”.

 

-“Un po’ surreale questo punto di vista” pensai mentre rileggevo le bozze – ma perché no, in fondo quando lo faccio ai corsi non si lamenta nessuno…”.

Preso dalla foga cominciai a descrivere tutto quello che avrebbe visto quella goccia di acqua di dimensioni molecolari e ne venne fuori una pagina piena.

Andai a dormire con quell’immagine fantastica e divertente allo stesso tempo. Feci leggere quella pagina ad una mia amica, completamente digiuna di gelato, nel senso che non mangia gelato da anni!

“Mi piace-mi disse- come va a finire?”

-Come sarebbe a dire come va a finire? Non è un romanzo, ma una descrizione tecnica non va a finire da nessuna parte- precisai.

-Si, ma per come lo hai scritto sembra un viaggio, non può andare avanti?

In quel momento la gocciolina di acqua divenne un micro sottomarino e cominciai a immaginare un viaggio fantastico durante la pastorizzazione, la maturazione fino ad arrivare al momento in cui il gelato viene messo in vendita.

E a bordo di questo sottomarino faremo un viaggio fantastico all’interno della struttura del gelato.

Il quadro generale era completo, non rimaneva che trovare qualcuno disposto a impaginarlo, a disegnare il sottomarino e aiutarmi a stendere i testi.

La squadra che ha realizzato questo libro è stata così composta:

  • Natalia al coordinamento e alla revisione dei testi per la sua profonda conoscenza del settore, ma soprattutto perché mi fido ciecamente del suo parere.

  • Greta alle illustrazioni, perché riesce a trasformare in disegno l’informazione contenuta in un testo e  mi piace il suo senso estetico;

  • Paolo (mio omonimo) entrato a metà partita, fondamentale nel portare a termine in maniera impeccabile l’impaginazione dei due volumi;

  • Silvia e il suo staff che non avrebbero mai pensato di stampare un libro sul gelato. La loro espressione, quando hanno scoperto che si trattava di due volumi, sembrava dire: “tutte queste pagine per dire come si fa il gelato?”

Abbiamo formato un gruppo per scambiarci velocemente informazioni e commenti e messo tutta la nostra passione in queste pagine. Non sarà mai abbastanza la mia gratitudine nel loro confronti per aver aiutato a realizzare questo sogno.

Ora, dopo più di due anni di lavoro, è tutto pronto e sono  felicissimo di poterlo presentare. 

 

Gelatology vi aspetta !

Siete curiosi di sapere cosa succede a bordo del micro-sottomarino?

Clicca sul micro-sottomarino

e leggi la prima delle sette puntate. 

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